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Tutela del patrimonio, il contributo dell’Italia a Santo Domingo

Basilica cathedral of Santa Maria de la Encarnación

Articolo: ANSA. 

Foto: Farnesina. 

E’ stata inaugurata a Santo Domingo la Scuola superiore di restauro dominicana, il cui rilancio era necessario per non far perdere alla capitale caraibica la sua unica designazione di patrimonio materiale dell’Unesco per il centro storico spagnolo (Zona Colonial).

L’evento ha costituito l’occasione per illustrare i progressi nei lavori di restauro della città vecchia, affidati l’anno scorso con gara internazionale allo Studio Donadello&Partners di Padova, e che si estendono alla Casa di Colombo, al Pantheon, al Museo Reale, alle 13 facciate di chiese antiche e a 120 esterni di abitazioni private di pregio architettonico. La storia di Zona Colonial si intreccia saldamente con l’eredità italiana nella Repubblica Dominicana: a parte Casa d’Italia, pregiato palazzetto del secolo XVI, occorre menzionare Casa Vicini, un emporio del secolo XIX i cui proprietari sono originari di Zoagli (Genova).

Senza dimenticare il non distante palazzo presidenziale, opera dell’ingegnere Guido D’Alessandro. Secondo il ministro del Lavoro, Luis Miguel De Camps, solo gli italiani potevano fornire il patrimonio di conoscenze necessarie all’operazione. Mentre il direttore generale del Patrimonio, Juan Mubarak, ha testimoniato la centralità delle due scuole, italiana e spagnola, in tutta l’opera di conservazione del Paese.

L’ambasciatore d’Italia a Santo Domingo, Queirolo Palmas, ha infine rilevato la specializzazione italiana nel campo della conservazione del patrimonio, sottolineando il nostro perdurante primato di 59 designazioni materiali Unesco e 33 dossier di candidatura.